I miei premi e riconoscimenti

I MIEI PREMI E RICONOSCIMENTI A TESTIMONIANZA DELL' APPREZZAMENTO VERSO LA MIA ARTE

VIDEOPROIEZIONI DELLE OPERE – EVENTI INTERNAZIONALI

 

1º International Prize Città di Noto

Museo Convitto Ragusa

Citta di Noto, 4 dicembre 2015

Per bellezza ed unicità dichiarata “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO

OPERA Danza di colori, 2011

Acrilico e resine su tela

206,5 x 124 cm

 

ARTISTA AL  CASTELLO

11 dicembre 2015

Opera LA MIA VITA

Acrilico su tela

100×80

 

ARTE STATES

 

29 luglio 2016 Hollywood

13 ottobre 2016 New York

16 ottobre 2016 Washington

Opera MIA+MIA, 2015

Dripping su acciaio

Dittico cm 80×80 cad

 

PRIMO TROFEO INTERNAZIONALE ARTE IMPERO

 

21 al 23 Ottobre 2016 – Parigi al “Art Shopping Carrousel du Louvre “

19 novembre 2016 a Vienna, Palazzo Sternberg, sede del Consolato Italiano e dell’ Istituto Italiano della Cultura

1 Dicembre 2016,  Roma, Palazzo Brancaccio

OPERA Il vento, 2016

Acrilico e smalti su tela

80×80

 

PREMIO INTERNAZIONALE BERLINO

 

Videoproiezione presso la sala grande della Französische Friedrichstadtkirche

24 settembre 2017

OPERA Il vento, 2016

Acrilico e smalti su tela

80×80

CATALOGO DELL’ARTE MODERNA

Gli artisti italiani dal primo novecento ad oggi

 NUMERO 49

 

Il Metaformismo

Testo critico a cura della Prof.ssa Giulia Sillato

 

 COMPOSIZIONE, 2013

Sorprendente questa composizione di piatti ricolmi di colore e disposti in armonica sequenza, ancora sporchi e mescolati dopo l’uso del pittore. L’idea proviene da una mente abituata all’informale, al gestuale, a tutto cio’ che si puo’ esprimere con il colore puro, sino ad estremizzare con il colore pure, sino ad estremizzare con la casualità quotidiana di un assemblaggio istantaneo di piatti/tavolozza, ordinati e composti in fila per un insieme iconico di grande effetto: ripresi dall’alto, essi disegnano i cerchi di una perfetta geometria.

 

Opera pubblicata

Composizione, 2013

Piatti in plastica su tavola

103x81x7 cm

CATALOGO DELL’ARTE MODERNA

Gli artisti italiani dal primo novecento ad oggi

NUMERO 50

 

Il Metaformismo

Testo critico a cura della Prof.ssa Giulia Sillato

 

Caterina a modo mio, 2014

La formazione autonoma non le ha impedito, anzi ha rafforzato, la sua naturale tendenza all’espressione pittorica sotto forma di ricerca astratta. La forma di un volto che cambia in ordine allo spazio e alla luce è, qui, talmente evidente da giustificare per se stessa il concetto di un metaformismo in piena azione. I colori traslucidi plasmano le linee del volto, traducendolo in una vivace icona pittorica che attesta la vitalità dei processi trans-formativi nella pittura contemporanea.

Opere pubblicate

 Caterina a modo mio, 2014

Acrilico su tela

50×50 cm

e

COMPOSIZIONE, 2013

Piatti in plastica su tavola

103x81x7 cm

 

CATALOGO DELL’ARTE MODERNA

Gli artisti italiani dal primo novecento ad oggi

 NUMERO 51

 

Il Metaformismo

 Testo critico a cura della Prof.ssa Giulia Sillato

Mia + Mia, 2015 

 

Con abilità sopraffina cura ogni dettaglio delle sue sfumature delicate e dinamiche. La grande precisione della fine di un colore e dell’inizio di un altro prendono possesso del piano di lavoro e dell’osservatore. La profondità acquisisce forma e l’action painting di Pollock sembra riconducibile ad una grande personalità pittorica. Con piena maturità e consapevolezza l’artista si sbilancia tra i cosiddetti “astratto” e “informale”, travalicandoli entrambi però con una pittura metaformale.

 

Opera pubblicata

MIA + MIA, 2015

Driping su acciaio

Dittico: quadro destro

80x80cm

 

CATALOGO DELL’ARTE MODERNA

Gli artisti italiani dal primo novecento ad oggi

 NUMERO 52

Il Metaformismo

 Testo critico a cura della Prof.ssa Giulia Sillato

 Danza di colori, 2011

Felice interprete italiana del dripping, l’artista si cimenta in una composizione allegra, vivace, distante dalle radici inquiete di questa tecnica statunitense, nata negli anni quaranta del Novecento per esprimere voglia di liberta’h ma ance preoccupazione per il futuro. Nel tempo il dripping si è svestito di tutte le drammatiche connotazioni esistenziali, tipiche degli artisti d’avanguardia, per vivere nei tempi odierni una vita totalmente nuova con emozioni più felici e zampillanti, con colorismi più classici emodulati.

Opere pubblicate

Danza di colori, 2011

Acrilico e resine su tela

206,5 x 124 cm

e

A te, 2015

Acrilico e resine su tela

140×70 cm

 

TUTTI I TESTI CRITICI E LE RECENSIONI

CATALOGO DELL’ARTE MODERNA

Gli artisti italiani dal primo novecento ad oggi

 NUMERO 53

 

Il Metaformismo

Testo critico a cura della Prof.ssa Giulia Sillato

La luce all’improvviso, 2016

Ancora una prova di dripping su tela per chi tuttavia non rinuncia alla piacevolezza di sperimentarlo anche su abbaglianti basi di acciaio, qui non presenti. Il complicato e introverso dettato pollockiano, da cui tale tecnica deriva, si reinvasa in una trascrizione semplice e luminosa che accentua il contrasto con la parte oscura e la parte chiara del nostro essere.  Il simbolismo della luce che irrompe nel buio sfugge a un ampio spettro di significati oscillanti tra il dentro e il fuori.

Opere pubblicate

La luce all’improvviso, 2016

Acrilico e smalti su tela

80×80 cm

e

La luce all’improvviso, 3 . 2016

Acrilico e smalti su tela

80×80 cm

 

L’ARTE NELLA MODA UNA LUNGA PASSIONE

a cura di GIORGIO FALOSSI e LORENZO CIPRIANI

 

Pittura che è una esplosione di colore quella di Chiara Müller e che accompagna il segno, l’immagine con una espressione inquietante che parla della continuità del tempo, del trascorrere della vita, della inarrestabilità del destino. Grandi occhi, appositamente scelti: L’occhio appartiene all’anima e l’artista lo spinge a partecipare ai suoi moti, ne esprime le passioni più vive come le passioni più tumultuose e i sentimenti più delicati, lo inserisce nella borsa ove sono i suoi strumenti femminili, crea una sorta di conversazione e di passeggio, occhio come emblema e come simbolo, ma anche occhio che vede, controlla. L’occhio che l’artista avvolge in ornamenti di cromatismi suggestivi ad esprimere concetti e stati d’animo insinuandosi nella recita della seduzione, che si snoda nel sobbalzare delle mosse messe in rilievo nell’ambito di messaggi procurati dall’inconscio. Ancora di più nella purezza dell’astrazione. Astratto come forme libere, dipinte con la sicurezza dell’istinto, con l’energia magnetica del colore che esplode in un cielo di fuochi artificiali, che batte di luce pura e rigenerante come quando l’universo tutto esplose e il nascere ebbe come base il bianco della luce, il cielo fin dentro gli abissi della notte e tutto ripreso da Chiara Müller che si appropria con la sua pittura di quello stupore primordiale, primo vagito della coscienza umana.

 

Opere pubblicate

 

“Serena a modo mio” e

bauletto “Serena a modo mio”

della Collezione Quadri da passeggio

e

La Luce all’improvviso, 2016

Acrilico e smalti su tela, c100x150 cm

 

GALLERIA FARINI CONCEPT

ARTE A PALAZZO

GENNAIO 2016

 

Il filone dell’arte irregolare – che non è da confondersi con l’Art Brut – dal variegato universo inquieto, in cui i colori e forme si traducono in caratteri precipui della semiotica delle opere stesse, potrebbe essere un valido riferimento per i lavori e la poetica dell’artista veneta Chiara Müller, che torna in Galleria Farini Concept, in occasione della X Collettiva internazionale Arte a Palazzo – L’espressione del mondo a Bologna.

Come già avevo riportato nel precedente Catalogo, c’è una affermazione della Müller che non può non essere riportata su queste pagine, essendo una vera e propria dichiarazione di intenti poetici, ragion per cui, non me ne vogliano i lettori più affezionati, ma apprezzino , ancora una volta quanto l’artista racconta:

“Amo il colore sopra ogni cosa, mi immergo nei colori, mi immedesimo nei colori, ogni colore ha il suo significato all’interno dei miei dipinti, ogni colore esprime il mio stato d’animo, ogni colore che interpreto rievoca i momenti più importanti della mia vita”.

Continua, pertanto a darne prova grazie alla nuova opera, in forma di dittico, qui presentata, dal titolo MIA+MIA. Un lavoro che si sostanzia attraverso la tecnica del dripping, che la Müller ha fatto propria e che, invero, contribuisce ad arricchire anche il complesso dialogo tra arte e psicologia. Sì perchè la tecnica del dripping, portata ad elevazione dal Jackson Pollock, affonda le proprie radici in evocazioni e suggestioni di matrice psicologica, in una stretta consonanza tra arte, empatia e sinestesia.

Le opere di Chiara Müller si rivestono, dunque, di una multi modalità di fruizione che tende verso nuove mediazioni dell’intera esperienza estetica, e che rivede, trasforma e fa migrare le ideologie accademiche verso una sorta di rivolta sostanziandosi nell’atto pittorico in sé, tanto che, l’artista, stravolge anche l’idea di supporto, utilizzando non la tela bensi’ lastre di alluminio, sulle quali il colore assume valori ancor più unici, svelandone nuove sublimazioni. Si ha un rispecchiamento del Caso, che è il vero fautore del gesto maieutico, ed un rafforzamento del suo ruolo nella creazione  – dell’opera e dell’idea-.

Accanto al Caso, naturalmente, prende forma il genio, l’intuizione di Chiara Müller, l’estro che da entità diventa materia e si fa traslazione di un’emozione, di uno stato d’animo. Cosa c’è dietro, in mezzo e attorno ai nostri sentimenti e alle nostre emozioni? Uno spazio, una sorta di limbo popolato da cio’ che non è – ancora – interiorizzato, immagini e suggesioni, cose visibili e invisibili. Siamo come circondati da distese infinite, in cui opere come quelle della pittrice di Asiago (VI) assumono un peso immenso, come fossero un sonaglio che risveglia le menti e le coscenze, spinge ad osservare, a muovere lo sguardo in mutevoli e numerose direzioni diverse, opposte, straordinariamente ignote.

In  tale morfologia segnica e compositiva, la Müller cerca, riuscendoci, una sorta di nuovo equilibrio, che seppur resta in bilico in una realizzazione che lei stessa ha definito “danza di colori”, imperciocchè, per sua natura, mutevole, necessita, da un certo punto in avanti, di una registrazione ed una codificazione che dia adito ad un inserimento nell’ambito di un linguaggio che sia universalmente riconoscibile e trova appiglio nei valori del Metaformismo.

L’osservatore, sentendosi, in un certo qual modo, guidato, da tale alfabeto segnico, si sentirà altrettanto parte dell’opera e della poetica di Chiara Müller.

 

MIA + MIA, dittico, dripping su acciaio lucido e satinato, cm 80×80 cadauno, 2015

 

GALLERIA FARINI CONCEPT

ARTE A PALAZZO

SETTEMBRE 2016

 

Il colore della MUSICA, è il titolo dell’opera con cui l’artista Chiara Müller fa ritorno in Galleria Farini Concept, in occasione della XIV Collettiva Internazionale di Pittura, Scutura e Fotografia nell’ambito del progetto Arte a Palazzo, giunto al suo secondo anno di attività.

Un titolo che appartiene alla categoria della sinestesia, che tenta di restituire concettualmente senzazioni e percezioni tramite gli altri sensi. Una sorta di corto circuito si avvia, ma che si frena dinanzi all’opera, che ancor piu’ caoticamente si pone dinanzi all’occhio dell’osservatore. Ciò, in quanto, anche nel caso di questo lavoro, la Müller ha operato secondo uno stile formale afferente al dripping, seppur in maniera diversa ed originale.

Innanzitutto, l’artista di Asiago abbandona il supporto tradizionale, niente tela, niente carta, bensì alluminio.

Questa scelta le permette di ottenere effetti formali molto forti, che puntano verso un’energia che scaturisce anche dal riflesso e dalla fascinazione del materiale. Ella è alla ricerca, costante, di quella che ha definito “la melodia dei colori” e ben ne siamo coscienti in questo caso, quando, finanche il titolo Il colore della MUSICA, restituisce un afflato semiotico degno di un ficcante rapporto tra significato e significante, laddove la parola permette una visione più complessa di un pensiero e di un’immagine. La Müller si lascia quindi guidare dall’istinto, dal metaformismo dell’inconscio, nell’immedesimazione nel colore che traduce, di volta in volta, una sensazione , uno stato d’animo. Ed allora, è come se ogni filamaneto di colore, ogni segno, ogni goccia, sostanziassero un momento esperito, un ricordo, un sentire intimo e personale. L’allegoria rappresenta un trampolino per la creazione di un’opera, mentre al colore, è affidato il ruolo cardine dell’elaborazione.

Il momento epifanico si tinge, in tal modo, di una sorta di rituale che dall’estro, dal genio trova ragione nel missagggio di informi segni grafici. Spazio e tempo paiono annullarsi, seppur si rincorrono in maniera speculativa, ma la Müller ne abbatte i limiti oggettivi; Ella si avvale di un proprio codex, oggettivizzando un linguaggio diversamente comprensibile che, seppur non cerca un didascalico confronto con la realtà, è invero, in essa che trova il moto ispiratore.

Se tuttavia il risultato finale e formale di un quadro come Il colore della MUSICA apparirà come un intricato rovo di linee e macchie di pigmento, il cui riflesso sulla lastra metallica ne amplificherà l’aspetto caotico esasperando ogni qualsivoglia organizzazione razionale del tutto, ciò che è sotteso è una complessa rete di istanze esistenzialiste, a cui l’artista affida il proprio lavoro e la propria ricerca.

Cio’ che manca, a differenza di quanto accadeva nelle opere di Jackson Pollock, iniziatore del metodo del dripping, è l’umor nero, la sfiducia verso l’uomo e verso il mondo esterno; assenti sono il dramma e l’angoscia nelle opere di Chiara Müller che, al contrario, in maniera anticonvenzionale, diventano un inno alla vita e a tutte le sue sfumature. Naturale, certamente, appare quanto si puo’ definire una sovversione verso gli accademismi, verso le forme più caute della pittura, ma ciononostante, il discorso simbolico e metaforico giunge chiaro.

La connotazione si spinge tra le pieghe dell’inconscio e dell’emersione, quasi esplosiva, delle sensazioni che, totalmente libere, si affidano alla potenza del colore e del gesto per emergere.

 

 

Il colore della MUSICA, smalti su acciaio satinato, cm. 80×80, 2015       

 

GALLERIA FARINI CONCEPT

ARTE A PALAZZO

NOVEMBRE 2016

 

L’etimologia del temine sinestesia deriva dal greco “ouv” ossia “insieme” e percezione, da cui deriva il significato attuale di “percepire al contempo” e per sinestesia si intende, sia da un punto di vista della psicologia che della scienza medica, un’esperienza percettiva simultanea, un processo, considerato non cognitivo, che vede nell’interazione e nella inconsueta sovrapposizione, incontrollata, di due o più sensi, il proprio punctum. Si tratta, invero, di un accadimento definibile automatico, che sembrerebbe non legata ad alcuno stimolo di matrice fisica.

Diverse sono le sinestesie sinora individuate e studiate, tra cui quella di carattere audiovisiva, a quanto pare, anche la più complessa, di cui si sa meno che di altre tipologie. Tuttavia, essa è anche considerata la più comune, dato che , in fondo, anche tra voi lettori e me compresa, sarà capitato di ascoltare una musica ed immaginare un’astrazione cromatica o raffigurativa.

“Esistono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli oboi, e verdi come praterie …”

Così, ad esempio, scriveva nell’Ottocento Charles Baudelaire, nelle sue Corrispondenze. Sarà, pertanto, ragionevole il dubbio che mi è sorto ritrovandomi nuovamente dinanzi all’opera di Chiara Müller Il colore della MUSICA, con cui torna a Bologna. Un lavoro che nel titolo riferisce di una qualche comunanza che tenta di rendere visibile un sentire e uditiva una visione. Come già sottolineato mesi fa, la Müller muove parte della propria ricerca artistica in direzione di una peculiare “melodia dei colori”, così come Ella stessa l’ha definita e che porta formalmente innanzi attraverso un uso della materia del tutto peculiare.

Le sue opere e, anche Il Colore della MUSICA, si traducono, dal significato al significante, mediante l’azione, il gesto performativo, quello del dripping, che dà nota di un movimento ed una azione sostanzialmente di matrice inconscia e che corrisponde a quella che si potrebbe definire come una sorta di scrittura automatica, un abbecedario fatto non di lettere riconoscibili, ma di rivoli di colori diversi, in questo caso, ognuno filiazione di un’emozione profonda e decisamente non emersa. Pensiero ed immagine, pertanto, prendono la via di qualcosa che ha a che vedere con le profondità dell’animo e da quegli abissi emerge con la forza di una inusitata energia che non permette naturalmente, una pacata e meditata azione pittorica, quanto l’esatto opposto, tanto da dare “voce” metaforicamente, ad una pluralità di sensi.

Tale ricchezza espressiva e analitica va a scontrarsi con il momento della fruizione che, in ogni osservatore, dovrà far spazio ad una precisa volontà di abbandonare il noto, le ingabbiature stereotipate e far si che sia l’inconscio a guidare anche l’interpretazione, in maniera quasi anarchica ma frutto di una forza interiore plurima. Ecco che, dunque, l’impatto sinestetico andrà persino oltre quello immaginato dalla Müller e tenderà verso una credibile concertazione, una dimensione in cui i parametri delle istanze simboliche e di quelle percettive non potranno più restare ferme a guardare.

 

Il colore della MUSICA, smalti su acciaio, cm 80×80, 2015

The colour of Music, varnish on steel, cm 80×80, 2015

 

GALLERIA FARINI CONCEPT

ARTE A PALAZZO

GENNAIO 2017

 

“La luce puo’ essere delicata, pericolosa, onirica, nuda, viva, morta, nebbiosa, chiara, calda, scura, viola, primaverile, cadente, dritta, sensuale, limitata, velenosa, calma, morbida.”

  Sven Nykvist

E quale sarà quella che Chiara Müller descrive nella sua opera La luce all’improvviso, 3, con cui giunge alla XVI Collettiva Internazionale Arte a Palazzo – Percorsi contemporanei? Il pubblico ha ormai imparato a riconoscere lo stile dell’artista, che procede sempre secondo quello che potremmo definire un linguaggio ormai divenuto proprio della Müller, esemplificabile nella volontà di agire secondo la traduzione pittorica di un segno istintuale, un gesto che è rivelazione, una composizione che rivela lo status inconscio che la pittrice, in un dato momento è riuscita ad elaborare.

Un linguaggio composto dal dripping, in cui le colate di pigmento, nella loro piu’ totale libertà, si riversano, molto spess, su supporti metallici, creando giochi di riflessi e  di luci che nel dialogo con la realtà sostano in un limbo mediano di alterità. Tuttavia, invece, nel caso dell’opera qui in oggetto, l’artista ha sostituito le lastre in metallo con una tela, restando però fedele al suo abbecedario. Pertanto, quella luce  che giungeva anche attraverso e grazie al riflesso sulla superficie d’alluminio, giunge ora, solo mediante l’elaborazione pittorica e astratta che la Müller offre, a farsi reale, persino materica, contro ogni ragione scientifica. E, soprattutto, si fa improvvisa. E’ come un’esplosione, che non necessita di appiglio al dato oggettivo, nella sua astrazione, invero, è già in grado, completamente, di portare avanti un concetto più ampio di ciò che l’osservatore vede e distingue sulla scena composta dalla pittrice.

Resta intatta la sensazione fruitiva secondo la quale, anche nel caso di questa opera, l’artista abbia portato avanti un dialogo multiplo che affonda le radici nelle profondità del proprio animo e che, tentando di risalire verso la superficie, trascini con sé una moltitudine di sensazioni, affezioni, ricordi, emozioni esperite. Osservando l’opera, il percorso che si puo’ definire esistenziale assume qui un valore fenomenologico dall’alta risonanza semiotica: dal buio, dal profondo sfondo scuro, deflagra una luce, improvvisa, che pare uno scoppio, che pare segnare il passaggio di una sorta di rinascita, lo stadio ultimo di un percorso catartico che ha transitato in una ricerca personale, intima, non immediatamente comprensibile, di certo, esemplare.

Le metafore concettuali segnano parte del ritmo che muove il pigmento, in un sincopato caos che è anche caso e che traduce un inno alla vita, nuova generatrice. In tal modo, Chiara Müller si riconferma quale artista che nel percorso contemporaneo si focalizza su aspetti che tralasciano le sovrastrutture delle mimesi per addentrarsi in luoghi al di là del visibile e dello scibile.

“A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana  è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere”

       Carl Gustav Jung

 

Con le parole di Jung intendo rimandare l’analisi del dipinto all’occhio e alla mente del fruitore, che non si senta obbligato a seguire una linea da me dettata ma che si lasci prendere da quanto sulla tela repentinamente appare.

 

La luce all’improvviso, 3, acrilico e smalti su tela, 80×80 cm, 2016

  

 

GALLERIA FARINI CONCEPT

ARTE A PALAZZO

SETTEMBRE 2017

 

Serena a modo mio è il bel titolo con cui torna a Bologna l’artista veneta Chiara Müller ormai ben conosciuta dal pubblico della Galleria Farini Concept e in occasione della XIX Collettiva Internazionale di Pittura, Scultura e Fotografia del fortunato progetto Arte a Palazzo.

La pittrice, il cui stile è ormai noto all’osservatore più attento, continua a stupire per quel senso di irrequieta traduzione formale che anima i suoi lavori, come quello in oggetto, del 2014. Il cromatismo, vero punctum della sua parabola artistica, affascina ancora una volta e catalizza su di sé l’intera composizione la quale, senza l’energia del colore non avrebbe una valenza percettiva si forte.

Spesso ed altre volte su queste pagine ho raccontato, attraverso le parole della stessa Müller il fondamentale ruolo attoriale del colore nell’intera impaginazione delle sue opere, cromia che è in grado, nella ricerca dell’artista, di sintetizzare e rendere l’essenza medesima dei momenti capitali della sua vita.

Ecco pertanto che, Serena a modo mio, non poteva far a  meno di rendere tale linguaggio fenomenologia di un espressionismo profondo, capace di tradurre non solo un’urgenza creativa ma anche la rappresentazione timbrica di un sentire profondo ed afferente alle sfere dell’inconscio e dell’interiorità. Al centro della tela campeggia una donna, sostanziata da una resa formale lontana dal mimetismo e vicina, piuttosto, alle istanze della pop e dell’optical art, quasi fumettistica, seppur riconoscibile nei tratti, nonostante non siano del tutto caretterizzanti. E’ forse un autoritratto? Il titolo lascerebbe pensarlo, cio nonostante, la dichiarazione di intenti emotivi che proprio dalla titolazione si evince, lascia ampio spazio non tanto di interpretazione quanto di evocazione suggestiva cui prender parte secondo le fila di una piu’ vasta empatia.

Il rapporto dialogico che l’artista mette in scena attraverso lo sguardo diretto tra la protagonista dell’opera ed il fruitore, diventa serrato, giocato sul ritmo che le campiture, il gesto segnico variegato, mettono in atto. Un simbolismo diffuso, in parte surrealista, si fa tramite per la traslazione dell’estro in foggia di segno maieutico, che è ragionato, nella forma, ma diretta filiazione dell’istinto nella sostanza, decisamente turbinante; fa nuovamente capolino quella che l’artista aveva definito “danza dei colori”, ossia quella morfologia figurativa che tenta, tramite delle scelte semiotiche e di impaginazione, di realizzare e determinare un equilibrio che trovi un corrispettivo tra la sfera emozionale e quella pittorica.

Quello che Chiara Müller crea, è in effetti, un linguaggio del tutto personale, un abbecedario che è, ormai, definibile come e vero proprio codex segnico, composto da metamorfosi della materia e dell’idea primigenia, che ipnotizza, coinvolge lo spettatore in quell’intricato rovo di linee e macchie di pigmento che si fa allegoria, metafora ex ante, prima che giunga la palette cromatica a dar vita all’opera.

E’ in tal modo che il momento epifanico, creativo, si affida ad una sorta di rituale che dalla forma di intuizione primaria trova identità in una certa elaborazione grafica, dove la pittrice annulla i riferimenti oggettivi, appartenenti alla dimensione speculativa, e di cui Ella spezza le strutture tradizionali, abbattendo un didascalico rapporto con il reale e tendendo, al contrario, ad un nuovo universo.

“L’uomo sereno procura serenità a sé e agli altri”

                                                                      Epicuro

Serena a modo mio, acrilico su tela, cm. 60×60, 2014

 

GALLERIA FARINI A MILANO

4-11 maggio 2019

Via della Spiga 7, Milano

 

La prima collettiva della Galleria Farini Concept di Bologna, a Milano, è l’occasione per ritrovare l’artista Chiara Müller con l’opera La luce all’improvviso, 3 realizzata nel 2016, o meglio con la doppia opera così titolata e composta non già e non solo dal dipinto ma accompagnato da quel che la Müller ha definito “quadri da passeggio”, ovvero borse su cui trasla le proprie opere. Un progetto che ha preso forma anni fa’, in occasione di AltaModaRoma e che, poi, l’artista di Asiago ha portato avanti con successo.

La Müller, il cui stile è ben riconducibile allorquando incentrato su alcuni elementi caratteristici, come l’uso di superfici traslucide e stesura del pigmento tramite dripping, si rende, tuttavia, chiaro anche in opere come quelle in oggetto, in cui Ella sceglie di utilizzare la tela o la similpelle per la borsa. Pur con tutta una serie di rimandi possibili a taluni esiti della pittura del secondo Novecento, l’artista ha saputo definire un proprio peculiare idioma, un abbecedario intimo, gravato dal segno come traccia istintuale, come forma di traslazione di una esperienza tendenzialmente emotiva, traccia di una sorta di rivelazione, ‘fiat lux’, nel caso di La luce all’improvviso, 3. Chiara Müller propone all’astante una complessa visione, una elaborazione altrimenti inenarrabile di un insondato che si aggira nell’inconscio, in quella dimensione da cui l’artista trae energia per poter tradurre il gesto, una idioma che è pittorico, visibile e percettivamente accattivante.

Grazie alla tecnica del dripping, le opere afferenti a tale tipo di ricerca, nella loro alterità, veicolano una libertà che non cede alla delineazione strutturale, alle regole del costrutto spaziale, bensì le scardinano in funzione di una conquista differente, affrontando il rapporto con il reale in modo deflagrante, In maniera sinestetica si percepirà una eco abbicinante – oserei dire, sfiorando il paradosso gnoseologico – e si verrà come inondati dalla luce che, dal basso della composizione, si propaga; il processo ex ante, in un primo momento, non interessa, solo successivamente ci si chiederà l’origine del tutto, ma , nel frattempo, il contatto tra l’istante epifanico e quello fruitivo si avvale di una ampia gamma di re-azioni, pregresse e futuribili, seppur nel solco della improvvisa e plurima moltitudine di riflessi materici. Proprio in merito a questo lavoro, in passato avevo scritto che La luce all’improvviso, 3: “è come un’esplosione, che non necessita di appiglio al dato oggettivo, nella sua astrazione, invero, è già in grado, completamente, di portare avanti un concetto più ampio di ciò che l’osservatore vede e distingue sulla scena composta dalla pittrice”.

 

Ed oggi, a più di due anni di distanza da questa affermazione, l’opera non smentisce e continua ad avvalersi della capacità di esplorare, in un certo qual modo, l’esperienza del limite della mimesis, intesa come diarchia di impedimento e possibilità di aprire a nuovi fronti espressivi, non immediatamente comprensibili, naturalmente, ma in grado di accaparrarsi una privilegiata dichiarazione trascritta del sentire interiore, una fenomenologia che confonde ma, invero, si appiglia ad un registro altro, diverso, recondito e ancora da svelare e che si ritrova, tal quale, anche nelle opere di moda e design che Ella realizza.

 

La luce all’improvviso, 3; acrilico e smalti su tela, 80×80, 2016

La luce all’improvviso, 3, Quadro da passeggio, bag creata dall’artista, progetto avviato per AltaModaRoma2007

Vedi tutte le mie opere

Quadri, quadri da passeggio e altre opere di design dell’Artista Chiara Müller